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  l Catalogo autografo, un manoscritto dall'aspetto dimesso e modesto, fu redatto da Demetrio Canevari come strumento fondamentale per la ricerca dei libri della biblioteca da parte degli eredi e oggi conservato presso la Fondazione Demetrio Canevari.
Più che di catalogo è opportuno parlare di "indice": Canevari stesso lo definisce in tal modo, forse per analogia con i cataloghi della Biblioteca Vaticana, che doveva avere ben presenti. Il titolo "Index librorum omnium qui in nostra bibliotheca certis pluteis continentur" [Fig.1] richiama la fisicità della raccolta libraria e la sua sistemazione in scaffali ben determinati: con la parola omnium ne è sottolineata la completezza rispetto alla biblioteca; i plutei sono certi perché ben definiti, contraddistinti da un numero, necessario per dare quell'ordine chiaro e definito che permette di trovare i libri negli scaffali.
L'Index è diviso in quattro sezioni, corrispondenti a una partizione molto ampia per materia: scienze matematiche (che comprendono anche astronomia, fisica, tecnica), filosofia naturale e morale, medicina e una sezione mista, di "philologia", in cui sono elencati libri di storia e varia umanità, che Canevari acquistò "curiositatis gratia" [Fig.2]. Scorrendo l'ultima sezione, si può vedere che i titoli sono soprattutto di opere di storia e di letteratura, di resoconti di viaggi in terre lontane e che ben pochi sono i libri religiosi.
All'interno di ogni sezione le opere sono elencate in un ordine alfabetico, che, come consueto all'epoca, è approssimativo e limitato alle prime lettere della parola. Per l'ordinamento alfabetico si tiene conto del nome e non del cognome dell'autore, secondo l'uso medievale di derivazione greca.
La descrizione di ogni opera è data da autore, titolo e dimensioni del volume espresse con il formato (2°, 4°, 8°, ecc.). Poiché, come si è detto, Canevari con il catalogo si proponeva di fornire uno strumento utile per far trovare i libri in biblioteca, ogni descrizione è completata dalla collocazione dell'opera, costituita dal numero dello scaffale e da quello del volume nello scaffale.

Il manoscritto si apre con un'interessante prefazione, nella quale Canevari espone i suoi propositi, la sua concezione di cultura e di biblioteca, il suo rapporto con i libri. Le prime parole indicano l'alta considerazione che aveva per la sua biblioteca:
"Miraberis fortasse Lector nos tantam, et, quod magis est, talem librorum congeriem nostris studijs comparasse ... " [Fig.3].
Sottolineando la vastità e la varietà della biblioteca e cogliendo forse l'eco di una polemica apparsa agli inizi del Cinquecento sull'opportunità di leggere pochi o molti autori, Canevari difende la cultura basata sulla lettura di molti libri. In questa tensione a una conoscenza la più ampia possibile, oltre i confini di spazio e di tempo, era facilitato dall'universalità del latino, che era stata la lingua dei dotti del passato, ma era ancora la lingua della cultura in tutte le discipline, anche in quelle scientifiche.