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  Opera Pia “Sussidio Canevari Demetrio” (recentemente eretta in Fondazione), ha origine dalle disposizioni testamentarie del medico genovese Demetrio Canevari. Egli negli anni Venti del XVII secolo dispone, fondandola sul suo patrimonio finanziario e immobiliare, l’istituzione del “Sussidio, o sii Soventione della famiglia de Canevari”.
Nell’Antico Regime genovese la tradizione di lasciti assistenziali, particolarmente quelli con specifiche disposizioni in favore della famiglia del testatore, è assai radicata nel ceto patrizio. La premura per il decoro della famiglia è fondamentale in una repubblica dove l’aristocrazia è gruppo egemone di governo e dove il problema della nobiltà povera, “vergognosa”, diventa problema politico a tutti gli effetti. Demetrio Canevari (1559-1625) è discendente di una famiglia patrizia genovese, ma vive a lungo lontano dalla sua città, prima per seguire gli studi di medicina e poi per proseguire la sua carriera di medico a Roma, dove arriverà alla carica di archiatra pontificio. La sua fama è legata soprattutto alla pregevole collezione libraria che lascia in eredità alla famiglia, i cui destini sono legati proprio alla particolare forma delle sue disposizioni testamentarie. I caratteri di queste sono in linea con altre analoghe e coeve di molti patrizi genovesi, che determinarono la creazione di istituti di assistenza privata familiare sopravvissuti per secoli ai loro istitutori.
Al di là di un’attenzione forse eccessiva ad alcuni aspetti previsti nelle ultime volontà di Demetrio – la custodia e la cura della sua biblioteca, che peraltro non verrà incrementata dagli eredi e godrà a lungo di scarsa considerazione, e alcuni lasciti benefici, che a lungo avranno un’importanza relativa – si dà rilievo al finanziamento dell’istruzione, alla dotazione delle giovani e al sostentamento in generale di tutta la discendenza, segni di una solidarietà tutta interna alla famiglia, con un privilegio esplicito per la linea maschile.
Nel testamento del 1623 [Fig.1] sulla cui interpretazione continua si sono giocati per quattro secoli i destini dell’istituzione – sono nominati eredi universali i figli maschi legittimi dei fratelli di Demetrio, vincolati a lunghissime disposizioni: un’eredità lasciata, come precisa il testatore, “per modo di Sussidio, o di soventione… sempre sotto vincolo di fideicommisso invjolabile, per la famiglia et famiglie de Canevari di essi loro figli maschi sopradetti in infinitum”.
A controllare la gestione del lascito è nominato un camerlengo, assistito dagli altri eredi, chiamati deputati, affiancati, anche per dirimere eventuali discussioni, dal Sindaco del Magistrato di Misericordia, ente deputato a subentrare in caso di estinzione della famiglia.
La distribuzione delle rendite viene regolata per un vivere honorato et civile, come conviene a famiglia nobile Genovese”. Particolare attenzione è per la promozione degli studi: i legati più cospicui sono garantiti agli studenti in “Medicina et Filosofia” e “dell’una et l’altra Legge”. Con un contributo dotale alle femmine della famiglia che contraggano matrimonio con un nobile e col consenso dei genitori viene in un certo senso liquidata la discendenza femminile. La costante premura di favorire la successione maschile sarà uno dei tanti nodi che verranno alla luce, quando, come disposto dallo stesso Demetrio, la linea femminile subentrerà a quella maschile, estinta. In ultima battuta, Demetrio prevede l’estinzione completa dei discendenti e dispone per il definitivo passaggio al Magistrato di Misericordia, o in subordine al “Magistrato al quale spetta il Governo dell’Hospitale maggiore in Genova, detto di Pamattone”, entrambi “però con obligo di conservare anche detto Sussidio sotto fideicommisso perpetuo”. Qui le istruzioni si fanno, come è ovvio, completamente differenti: non più sussidio familiare ma istituzione benefica a tutti gli effetti, con un’attenzione esclusiva per la città d’origine e disposizioni particolari che riguardano l’istruzione e l’assistenza medica.
Alla luce di queste considerazioni il Sussidio istituito da Demetrio Canevari avrebbe ancora oggi i caratteri di una “pia opera di carattere eventuale”, riservata esclusivamente ai discendenti. Se ciò non è avvenuto è solo grazie alle disposizioni contenute nei codicilli, dettati dal testatore nel settembre 1625. Queste prevedono,subentrata la linea femminile, che una parte dei frutti del capitale “cominci ad essere impiegato in elemosine”, assegnate e gestite dal Magistrato di Misericordia. Quest’ultima precisazione, fatta dal Canevari pochi giorni prima di morire, inciderà profondamente sulle vicende del Sussidio.

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